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L'ambiente

L’ambiente del Mesma è formato da differenti situazioni: la parte alta semipiana, antropizzata prima dalla presenza del castello e poi  dall’insediamento del convento, con le relative  coltivazioni; il versante nord costituito da bosco perenne spontaneo, per lo più di faggi e castagni; il versante est con cave di porfido e argilla ora dismesse, frammiste a campiole, ora abbandonate, in cui il bosco ha avuto il sopravvento. Situazione analoga presentano le aree a sud e a ponente, dove si riscontrano insediamenti abitativi, frammisti al bosco cresciuto su campiole dismesse, sorrette da grossi muri. Sulle pendici esistono anche piccoli edifici abbandonati e diroccati, che un tempo erano di servizio al lavoro agricolo.

Il Mesma è lambito ai piedi dall’Agogna, che forma una piccola valletta. Nell’Agogna confluisce la Membra, attraversata da un ponte ad un’arcata, di tipo romanico, ma riferibile al Seicento, segno dell’antica viabilità. Sulla Membra ci sono anche  i resti di una fucina settecentesca, usata fino ai primi del ‘900, con un canale di di pietra per condurre l’acqua e muovere il maglio.  

La situazione attuale risente molto dell’abbandono delle coltivazioni. Il bosco fino alla metà del secolo passato era oggetto di cura e attenzione, anche in riferimento ai sovrastanti vigneti. Infatti il bosco, se non vien tagliato a maturazione, formare una sorta di diga dell’umidità, che determina uno sviluppo eccessivo di patologie, a svantaggio della produzione viticola.

Così il Mesma è una specie di punto di passaggio fra l’ambiente di pianura e quello tipicamente montano, come prima asperità dove termina la piana e inizia la montagna.

L’isolamento da altri rilievi determina un micro clima, è infatti una altura viene lambita dai venti in ogni direzione, ma in particolare quando questi cessano, si fanno sentire le correnti d’aria calda che salgono, a causa del riscaldamento delle possenti mura, che a loro volta cedono calore all’aria sovrastante, che si alleggerisce e sale in quota, determinando un leggero, ma continuo flusso d’aria salubre. La parte alta del colle, in origine era con probabilità occupata da rocce di porfido usate, con spietratura, per la costruzione del castello nell’alto medioevo, pietre poi completamente riutilizzate per il convento e la chiesa, alcune delle quali macinate e cotte, così come lo erano i mattoni fatti con la locale argilla, in due fornaci un tempo presenti. Si desume che l’esbosco delle pendici del colle sia stato notevole in tale circostanza, lasciando posto alle coltivazioni. Anche la spietratura ha permesso di formare degli ampli piani (sagrato, orto, giardini) in tutta la parte cacuminale del colle, che altrimenti sarebbe stato più movimentato rispetto all’attuale. Sulle pendici cominciano a formarsi le campiole contenute da muri a secco, in cui presero posto i vigneti.

In questi piani, formati da terreni argillosi di buona struttura e fertili, situazione quasi unica nell’area del Cusio, si sono attuate delle coltivazioni: frutteto, vigneto, orto, giardino. In particolare nei vigneti e nei frutteti (posti in leggera pendenza, poiché  il terreno era argilloso, e quindi adatto a trattenere acqua in abbondanza, utile a far vegetare il coltivo, ma a rischio di dilavamento per le piogge battenti) il terreno, tenuto a prato arborato a frutti e con vigneto, veniva vangato solo e in minima parte al piede delle piante.

L’insediamento conventuale ha introdotto nelle diverse aree nuove coltivazioni, stimoli ambientali diversi, legati anche ad alcuni personaggi che  hanno introdotto delle specifiche colture, come nel caso di frà Ciriaco da Casale Monferrato, che essendo stato speziale, nei primi tempi della fondazione impiantò un giardino di erbe utili alla farmacopea, detto orto dei Semplici. A frate Ciriaco si deve anche l’introduzione del ginepro, ora scomparso.

Un ruolo importante tra le coltivazioni del Mesma era rappresentato dalla vite, di cui non c’è notizia prima dell’avvento dei francescani, ma che si diffonde e riveste importante peso economico, dopo l’insediamento conventuale: “l’uva che si matura nel giardino del Convento, ch’è delicatissima, come pure gl’erbaggi dell’orto del medesimo portano seco uno straordinario sapore, oltre la bellezza che nasce dalla loro crescenza sproporzionata alla sua natura! Convento, il quale pastinato d’ogni sorte di frutti primaticci, da estate, e vernarecci, li matura perfettissimi, e massimamente li fichi d’ogni specie[i]” (L.A. Cotta, Mesima illisutrata)

L’insediamento conventuale cambiò completamente la fisionomia della parte alta del Mesma, poiché era stato anche determinato il cambiamento del clima, perché togliendo il bosco si toglie uno dei fattori locali che favoriscono l’umidità e la condensazione di aria ricca di vapore, che favorisce anche lo sviluppo delle zanzare, oltre i 16° notturni di temperatura.  Si può quindi dire che l’insediamento conventuale, così come era avvenuto nel medioevo per la bonifica fatta dalle grandi abbazie, ha di fatto bonificato un’area. Il micro clima di Mesma, ne è il risultato.

I frati nel tempo dimostrarono molta attenzione alla gestione delle acque, che in quota scarseggiano, a parte alcune fonti di scarsa continuità di portata. La dimostrazione più significativa è la costruzione della cisterna che raccoglie le acque piovane dei tetti del chiostro e della chiesa e, attraverso dei filtri di sabbia e carbonella, che permettono di mantenere le acque stesse nelle migliori condizioni possibili e venire usate per gli usi quotidiani.

Disegno della sezione della grande cisterna che fungeva da riserva idrica per il Convento

La cisterna, capace di circa  130 metri cubi, di cui in ogni momento si può calcolare la capienza mediante l’uso di una sonda, è davvero un’opera di ingegneria seicentesca peculiare.