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I dipinti

 
 
 

Il Convento è ricco di dipinti, che si trovano sia nella chiesa che nei chiostri e nelle sale interne. Tra questi le pale d’altare di San Pasquale di Baylon e San Giovanni da Capestrano, San Bernardino e Santa Chiara

Queste due importanti opere del secondo Seicento, non sono citate nelle descrizioni della chiesa di Mesma redatte nel Settecento. È quasi certo che siano giunte  a seguito alle soppressioni napoleoniche, presumibilmente entro il 1820 quando il complesso fu riaperto e riallestito. La chiesa  aveva subito una dispersione totale di quasi tutti i suoi arredi, con poche eccezioni, cioè l’antica statua di Sant’Anna e il Crocifisso deposti  nella chiesa di San Bernardino di Ameno. Come sovente avveniva in queste situazioni, facilmente  i nuovi apparati vennero acquistati da altri conventi  soppressi.

Probabilmente un luogo di provenienza poteva essere il convento di San Rocco a Oleggio, dotato nel secondo Settecento di sette cappelle, con opere  dei più importanti artisti lombardi: Andrea Lanzani, Federico Bianchi, Giuseppe Montalto, Federico Panza, Giuseppe Panfilo. Fra i nomi citati si individua la mano del milanese Lanzani (1641-1712),  per il quadro con San Pasquale di Baylon e San Giovanni di Capestrano , collocato nella seconda cappella a sinistra del Mesma. la chiesa oleggese tra i vari altari ne aveva uno dedicato a questi due santi . Il dipinto è successivo al 1690, anno di canonizzazione dei due santi, mostra caratteri indiscutibili della maniera dell’artista: l’angelo in alto con il braccio proteso verso il basso costituisce quasi una sua firma, da confrontare con quello della pala di Rho.. Al contempo le tipologie dei volti, i colori freddi, tendenti a tonalità chiare sono indizi attendibili per attribuire l’opera al Lanzani.

Anche la tela con San Bernardino e Santa Chiara  proviene con verosimiglianza dal Rocco di Oleggio, dove esisteva  un altare dedicato a San Bernardino e dunque il quadro potrebbe corrispondere con quello che lo ornava.  Non sappiamo chi ne fosse l’autore, ma tra i pittori citati dal Cotta nella chiesa oleggese, tutti massimi esponenti della cultura figurativa milanese del secondo Seicento, è presente anche Federico Bianchi (1635ca.-1706), che è sicuramente l’autore del dipinto del Mesma, così come rivelano i suoi caratteri stilistici. Concepito quasi  come stendardo, con il santo che ostenta il suo simbolo, il dipinto potrebbe essere opera giovanile, come indicano la rigidezza della figure, i forti chiaroscuri, illuminati da lampi luminosi che hanno come fonte i simboli retti da Bernardino e da Chiara. Gli angeli in alto a  sinistra evocano tipologie inconfondibili nel suo repertorio. Il dipinto è databile  agli anni 70 del Seicento, agli esordi della sua prolifica carriera che lo avrebbe portato a lavorare anche per la chiesa dei Riformati a Milano, santa Maria del Giardino, con l’esecuzione del quadro raffigurante San Pasquale di Baylon e San Giovanni da Capestrano, destinato alla processione del 1691 in occasione della canonizzazione dei due santi. Nel Cusio la presenza del Bianchi è più volte confermata, a cominciaredal cantiere del Sacro Monte nel 1694 alla chiesa di San Rocco di Orta, alla parrocchiale di Carcegna nel 1696.

Santi francescani e santa Margherita da Cortona.

Tre quadri ottocenteschi ornano la parete destra della chiesa. Sono opera del pittore vigezzino Lorenzo Peretti (1774-1851) realizzati nel 1841, i soggetti sono  a Santa Margherita da Cortona, Santi francescani e San Bonaventura da Bagnoregio, rappresentanti  quasi in forma didascalica. Suggestiva è la visione del paesaggio del lago d’Orta, visto dal Mesma, presente nel quadro di  santa Margherita, mentre gli altri santi  ostentano i loro simboli, quasi a richiamare nel modello antichi quadri di canonizzazione. 

L’affresco del refettorio

Il valsesiano  Carlo Borsetti è autore  dell’affresco del refettorio, realizzato nel 1727,  prima del suo intervento  alla basilica di San Giulio del 1734, a confermare, già a quella data, la buona fama raggiunta. La commissione di Mesma sarebbe  così  la prima sul lago d’Orta, in un periodo in cui la cultura figurativa del Cusio vedeva l’inizio dell’opera di Luca Rossetti. La scena  raffigurata vede la rappresentazione di Cristo, in alto al centro, in una sorta di gloria, ai suoi lati stanno religiosi e laici devotamente inginocchiati. I volti sono quelli tipici del suo repertorio e l’artista rivela a pieno i caratteri migliori che lo contraddistinguono nel suo ruolo di frescante. 

L’incontro di San Francesco e san Domenico. 

Su una parete della zona che un tempo conduceva all’infermeria è presente un dipinto con l’incotro fra i due santi. L’affresco, erroneamente attributo nel secolo scorso a Valentino Rosetti, in realtà è opera del più noto nipote, Luca Rossetti, riconoscibile dall’esecuzione fresca e delicata, dalla scelta delle cromie , per la tipologia dei volti, con delicati incarnati. L’affresco potrebbe essere databile attorno al 1730.

La Madonna Addolorata

Nel primo chiostro, sulla parete opposta all’entrata, è presente un affresco con la Madonna trafitta dalla spada, iconografia che rimanda al culto dell’Addolorata, che ebbe grande sviluppo nel Settecento. Il dipinto potrebbe essere di Valentino Rossetti e databile al primo quarto del Settecento.