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Il fariseo può cambiare vita…

fr. Enzo

Mt 23,1-12a

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». 

San Paolo ai Tessalonicesi (1 Ts 2,7-9)

Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari. Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio.

 

Mi conoscete come Paolo apostolo, ma ero anch’io un fariseo, e dei più zelanti! L’ho detto chiaramente nei miei discorsi e nelle mie lettere, ad esempio quella ai Filippesi: «Sono ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della Legge, irreprensibile. Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate una perdita a motivo di Cristo». Forse non mi sarei meritato il veemente rimprovero di Gesù, cioè di dire e di non fare, perché mi sforzavo veramente di praticare quello in cui credevo. Solo che il centro di tutto ero io, e guai a chi non vedevo agire secondo la legge: non ho forse perseguitato chi consideravo un eretico? Ma poi Gesù, l’unico maestro, mi ha fatto capire che stavo togliendo la vita agli altri, mentre invece, come egli ha fatto, dovevo donare la mia. Da allora sto imparando giorno per giorno ad essere padre generando fratelli con la parola del Vangelo, ad essere madre custodendo con il mio esempio la vita nuova dei credenti. Ma non chiamatemi padre o madre, altrimenti Gesù…