L'eredità di Papa Francesco: un cammino da proseguire

Frati Mesma
La notizia della morte di Papa Francesco ci raggiunge con un sentimento di dolore, la tristezza per la perdita di una guida, di una voce familiare che ha saputo parlare all'umanità intera, quasi come una persona di famiglia. Eppure, in questo dolore, quasi contemporaneamente, avvertiamo un fremito diverso, uno stimolo inatteso, un'energia che ci spinge a guardare avanti. Non è una contraddizione, ma forse la grazia particolare che accompagna la memoria dei grandi testimoni: un misto di umana tristezza e di divina speranza, un invito a non fermarci al lutto, ma a raccogliere un'eredità preziosa.
Sentiamo che il suo pontificato è stato davvero un dono della Provvidenza, un tempo favorevole inviato per segnare nella Chiesa cambiamenti profondi, radicati nel Vangelo, che difficilmente potranno essere cancellati. Avvertiamo una profonda gratitudine per il suo servizio e, insieme, il peso e la gioia di una responsabilità che ora è nostra.
Il cuore della visione di Papa Francesco: una Chiesa specchio del Vangelo
Papa Francesco ci ha costantemente richiamato al cuore pulsante del Vangelo, delineando i tratti di una Chiesa che desiderava fosse sempre più fedele alla sua missione originaria. Individuo cinque pilastri, in particolare, che emergono con forza dalla sua testimonianza e dal suo magistero, illuminando il cammino che siamo chiamati a proseguire.
Una Chiesa povera per i poveri
Fin dalle sue prime parole e con instancabile coerenza, Papa Francesco ha messo al centro i poveri. Il suo sogno, espresso nell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium, era quello di una "Chiesa povera per i poveri". Questa espressione significa scegliere di stare con i poveri e per i poveri, non solo per aiutarli, ma per lasciarci evangelizzare da loro, riconoscendo nel loro volto sofferente il volto stesso di Cristo.
Per noi francescani questo richiamo risuona con particolare intensità. Ci spinge a interrogarci continuamente sul nostro stile di vita, sulla nostra vicinanza concreta agli ultimi, sulla nostra capacità di essere parte di una Chiesa che non teme di "sporcarsi le mani", di prendere l'"odore delle pecore", coinvolgendosi nelle vite delle persone, specialmente quelle ferite ed emarginate.
L'abbraccio della misericordia
Se c'è una parola che sintetizza il pontificato di Papa Francesco, questa è "misericordia". L'ha definita "l'architrave che sorregge la vita della Chiesa", "l'atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro" e "la via che unisce Dio e l'uomo". Con la Bolla Misericordiae Vultus, ha indetto un Giubileo Straordinario, invitando tutta la Chiesa a fissare lo sguardo su Gesù, volto della misericordia del Padre, e a riscoprire le opere di misericordia corporale e spirituale come cuore pulsante della vita cristiana. La sua insistenza sulla misericordia non era un annacquamento della verità, ma la proclamazione del messaggio "più forte del Signore": un Dio il cui amore e perdono sono sempre più grandi di ogni mio peccato.
Custodire la casa comune: l'ecologia integrale
Con l'Enciclica Laudato Si' e successivamente con l'Esortazione Laudate Deum, Papa Francesco ha offerto al mondo una visione profetica sulla cura della nostra casa comune. Ha introdotto il concetto di "Ecologia Integrale", sottolineando che "tutto è connesso". Non possiamo separare la crisi ambientale dalla crisi sociale; esiste un'unica e complessa crisi socio-ambientale. Non una semplice preoccupazione ambientalista. L'ecologia integrale lega inscindibilmente la cura per la natura alla giustizia verso i poveri, all'impegno per la società e alla pace interiore. Ci chiede di ascoltare tanto "il grido della terra quanto il grido dei poveri" , riconoscendo che spesso sono proprio i più vulnerabili a subire le conseguenze peggiori del degrado ambientale. Questo insegnamento è un richiamo potente a vivere la fraternità cosmica, riconoscendo le nostre responsabilità nella custodia del creato come parte integrante della nostra comune vocazione alla pace e alla giustizia.
Accoglienza e ascolto per tutti
Papa Francesco ha incarnato una Chiesa capace di accogliere e ascoltare tutti, senza esclusioni. Il suo pontificato è stato costellato da gesti e parole di vicinanza verso le categorie più diverse di persone: dai capi di stato ai senzatetto, dai carcerati ai membri dei movimenti popolari, dalle persone comuni ai fedeli di altre religioni, fino alle persone omosessuali, per le quali ha pronunciato la famosa frase "Chi sono io per giudicare?"
Questi gesti sono espressione concreta di una Chiesa che vuole essere "ospedale da campo", pronta a chinarsi sulle ferite dell'umanità, offrendo a tutti, senza distinzioni, l'abbraccio della misericordia di Dio. Una Chiesa che non giudica prima di accogliere, ma che accoglie per poter accompagnare e guarire.
L'impegno per la Pace
Un altro pilastro fondamentale del pontificato di Papa Francesco è stato il suo instancabile impegno per la pace. Ha levato la sua voce contro la guerra, definendola "la sconfitta dell'umanità". Ha promosso il dialogo come unica via per risolvere i conflitti, incoraggiando incontri tra leader politici e religiosi spesso divisi. I suoi appelli contro la produzione e il commercio delle armi, le sue preghiere per le vittime dei conflitti e i suoi viaggi in zone di tensione sono stati testimonianza concreta di una Chiesa che si fa "artigiana di pace".
La nostra responsabilità: continuare il cammino
L'opera di Papa Francesco non appartiene solo alla storia. È un'eredità viva, un tesoro consegnato nelle nostre mani, che diventa ora una responsabilità per noi e per tutta la Chiesa. Ma come tradurre questa responsabilità in vita concreta? Papa Francesco ha sognato una Chiesa profondamente fedele al Vangelo, un desiderio di autenticità evangelica, di ritorno alla freschezza originale del Vangelo. Una Chiesa che non ha paura di andare verso le periferie geografiche ed esistenziali, che vive la gioia del Vangelo (Evangelii Gaudium), che cammina insieme (sinodalità) e che riconosce di aver sempre bisogno di conversione e riforma. È questo il senso profondo di una Chiesa autenticamente "evangelica": una comunità che vive e respira il Vangelo in ogni sua fibra.
Per noi Frati Minori e per tutti coloro che condividono il nostro cammino, assumere questa eredità significa concretamente:
- Radicare la nostra vita nell'ascolto del Vangelo.
- Essere testimoni della misericordia di Dio attraverso l'accompagnamento fraterno, gesti concreti di perdono, compassione e riconciliazione nella vita quotidiana.
- Vivere l'ecologia integrale come dimensione essenziale della nostra spiritualità francescana, prendendoci cura del creato e collegando sempre la salvaguardia dell'ambiente alla giustizia sociale.
- Coltivare una cultura dell'incontro e del dialogo, aprendo le porte del cuore all'accoglienza di tutti, specialmente di chi si sente escluso o lontano.
- Promuovere attivamente la pace attraverso il sostegno alle iniziative di dialogo e riconciliazione e la denuncia delle ingiustizie che generano conflitti.
- Adottare il principio "il tempo è superiore allo spazio" nelle nostre scelte comunitarie, privilegiando la crescita delle persone e l'avvio di processi di discernimento condiviso, piuttosto che la ricerca di risultati immediati o il mantenimento di strutture rigide.
- Vivere intensamente la fraternità come segno credibile dell'amore di Dio.
Camminare nella speranza
Il dolore per la partenza di Papa Francesco rimane, ma la speranza che ci ha trasmesso è ancora più forte. È la speranza che nasce non da un ottimismo ingenuo, ma dalla fede nel Vangelo che egli ha annunciato con parole e opere. È la speranza che ci assicura che lo Spirito Santo continua a guidare la Chiesa, suscitando sempre nuove energie e strade per testimoniare l'amore di Dio nel mondo.
Come comunità radunata su questo Monte Mesma, sentiamo l'invito a raccogliere il suo testimone e a proseguire il cammino. È un cammino esigente, che chiede conversione continua, coraggio e creatività. Ma è anche un cammino pieno di gioia, la "dolce e confortante gioia di evangelizzare", che Papa Francesco ci ha instancabilmente ricordato. Attingendo alla ricchezza della nostra tradizione francescana e lasciandoci ispirare dal suo esempio, vogliamo camminare insieme – frati e laici – come pellegrini di speranza, portando nel cuore e nelle opere l'eredità luminosa di Papa Francesco.
Che il Signore ci doni la grazia di essere fedeli a questa chiamata, per essere sempre più una piccola porzione di quella Chiesa sognata da Papa Francesco: povera con i poveri, misericordiosa con tutti, custode premurosa del creato, artigiana di pace e segno gioioso del Vangelo nel mondo. E che San Francesco d'Assisi, nostro padre e ispiratore, interceda per noi in questo cammino.
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