L'amore cristiano è circolare


fr. Valerio Berloffa
V Domenica di Pasqua (anno C)
Gv 13,31-33a.34-35; At 14,21b-27; Sal 144(145); Ap 21,1-5a; Gv 13,31-33a.34-35
Questo breve brano evangelico risponde alla domanda di fondo: come vivere e mantenere nel tempo l'amore che Gesù ci ha lasciato prima di salire al cielo?
"Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito."
Ciò che dal punto di vista umano sembra l'inizio della fine, il tradimento di Giuda, per Gesù diventa l'inizio della sua gloria, cioè la manifestazione della profondità del suo amore. Un amore che proprio quando è tradito e crocifisso, si rivela capace di spingersi fino a dare la vita, fino a perdonare ai nemici!
Per noi umani la gloria sta nel successo, nel denaro, in una carriera brillante o una salute perfetta; per Gesù invece essa consiste in un amore che resiste anche nel tradimento, nell'abbandono di tutti e nell'apparente trionfo delle forze del male.
Valga per tutti l'esempio di Gesù in croce. Quando, sfigurato e in mezzo ai tormenti, lo invitano a salvarsi scendendo dalla croce, i suoi nemici intendono - e noi con loro - che così avrebbe mostrato la sua gloria, e tutti gli avrebbero creduto. Egli invece, pur potendolo fare (e questa è la sua più grande tentazione!), si rifiuta di salvarsi, arrivando fino a scusare i suoi crocifissori e scegliere di continuare a soffrire fino all'ultimo, sino alla fine: "(Gv13,1).
L'esempio di Gesù in croce stimola ogni credente ad accettare e sublimare le croci presenti nella sua vita, fino ad arrivare a dire con san Paolo: "Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni" (1°lettura). Si sperimenta allora una serenità che il mondo non conosce; una speranza che umanamente non dovrebbe esserci, eppure c'è, ben concreta e reale!
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Ci saremmo aspettati che dopo aver detto: "come io ho amato voi", Gesù facesse seguire: "così anche voi amate me!". Invece egli dice: "... così amatevi gli uni gli altri!". Egli ci ama quindi senza alcun interesse personale, gratuitamente. Non pretende che il suo amore gli venga restituito, ma che si estenda ai fratelli. È amando il fratello che si ripaga Gesù!
Ma come può l'amore divenire oggetto di un comando? Nessuno può fare dell'amore un obbligo, perché l'amore è per natura spontaneo e libero! L'amore cristiano è possibile quindi solo perché egli ci ha amati per primo: "Amatevi come io ho amato voi!" Si ama quindi perché Gesù ci ha amati. Il suo amore in noi deve esprimersi in altrettanto amore per i fratelli! È un dono da passare agli altri. Il "come Gesù" diviene allora norma e misura dell'amore cristiano.
Si tratta di un amore "nuovo", perché capace di carità (agape): amore che si dona senza interesse e senza misura, l'amore tipico dei cristiani: "da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri". Tutti, anche chi non frequenta la chiesa, l'ateo e persino il nemico: tutti devono riconoscere che siamo veramente seguaci di Cristo! Quando questo non accade, è come se non volessimo far sapere che abbiamo scelto Gesù!
Un autentico cristiano credente non sarà quindi mai tentato di ripiegarsi su se stesso, chiudendosi narcisisticamente agli altri, perché si sentirà chiamato a far conoscere ad altri l'amore che ha conosciuto in Gesù, attirando tutti a Dio: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5, 16).
Riflessione
Oggi si fa un gran parlare di amore, ed in tutte le salse. Ma se si chiede alla gente se sia più importante amare o essere amati, i più ti risponderanno: "essere amati!".
C'è infatti un grande bisogno di sentirsi amati, tipico dell'immaturo o di chi non conosce l'amore di Dio. A ben guardare, questo sta alla base di tanti rapporti d'amore che finiscono in abbandoni, gelosie e in stalking (molestie), se non in vere e proprie drammi relazionali e familiari. Quando l'amore umano si ferma allo stadio infantile di chi solo pretende, dimenticando che l'amore vero è sempre circolare, cioè è allo stesso tempo amore dato e ricevuto, tutto si distorce, perde freschezza e finisce nella pretesa o nel commercio...
L'amore cristiano invece si caratterizza proprio per la circolarità: è prima di tutto amore ricevuto in dono che poi diviene amore donato: "In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. (1Gv, 4,10-11).
Ne risulta quindi che come il bambino sperimenta dapprima l'amore gratuito dei genitori, e solo gradatamente, forte di questa esperienza, passa a sviluppare a sua volta un amore attivo e gratuito, così il cristiano che ha sperimentato l'amore gratuito e oblativo di Cristo, sviluppa un po' alla volta un fattivo amore di donazione di sé ai fratelli, fino ad osare di estenderlo anche ai nemici: gli antipatici, gli offensori, gli ingiusti, ecc., proprio come (e perché) Gesù ha fatto con lui.
Così il grado di maturità del suo amore dipenderà in gran parte dal grado di esperienza fatta dell'amore di Dio verso di lui.
E quando, per l'innato egoismo e fragilità umana, egli sperimenterà ancora cadute e fallimenti, ricorrendo alla misericordia divina conoscerà la pazienza e la clemenza di Dio, e anch'essi porterà in dono ai fratelli, usando con loro la stessa pazienza e misericordia quando, a loro volta, avranno peccato contro di lui.
Anche questo fa parte dell'esperienza dell'amore circolare che ci unisce a Gesù!
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