Gli operai della vigna
fr. Enzo
Mormoravano contro il padrone dicendo: «Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo». Ma il padrone disse: «Tu sei invidioso perché io sono buono?».
Mi sono travestita da giustizia, naturalmente a misura d’uomo, per far credere ai chiamati della prima ora che fosse doveroso lamentarsi, ritenendo di essere stati defraudati. Non si accorgevano però, e il padrone glielo ha fatto notare, che nulla era stato tolto loro, e che erano seccati dal fatto che la distanza e la differenza dagli altri era scomparsa. Non avevano compreso di aver lavorato per un Dio amante della gratuità e che non ha le ristrette e ben definite misure umane. E infine avevano badato solo alla fatica sostenuta, perdendo di vista quanto fossero fortunati a lavorare nella vigna di un Signore così. Il quale ha gli occhi ben più penetranti di quelli umani e conosce quello che c’è nel cuore di ciascuno, così alla fine sono stata smascherata: ero io, l’invidia, a farli parlare.
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