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Trinità: amore in relazione modello per l'uomo

fr. Valerio Berloffa

Ascensione (anno C)

Pr 8,22-31; Sal 8; Rm 5,1-5; Gv 16,12-15

Conoscere Dio Trinità è come salire sulla cima di un alto monte e, dopo avere avuto nella salita, visioni parziali, poter finalmente spaziare in tutte le direzioni e godere di una panorama comprensivo e d’insieme.
Così, dopo avere celebrato durante l’anno liturgico il mistero di Gesù e quello dello Spirito Santo, con questa festa celebriamo Dio nel suo insieme.

Non ho qui la pretesa di spiegare intellettualmente un sì grande mistero. Altri hanno tentato di farlo, come il grande S. Agostino, che alla fine si arrese quando si accorse di essere come quel bambino incontrato sulla spiaggia che con il suo secchiello voleva svuotare l’acqua del mare versandola nella buca che si era fatto nella sabbia.
Suor Ottavia in Burundi cercava di far capire ai bambini il mistero della Trinità mostrando loro una banana (da noi si usa una foglia di trifoglio) che, fatene la prova, è un unico frutto in tre spicchi. Ai bambini ci si può accontentare di spiegarlo così, ma gli adulti per capire il mistero della Trinità hanno bisogno di ben altro.

Neppure le Scritture tentano di spiegare intellettualmente il mistero dell’identità della Trinità, ma si limitano ad esaltarne l’azione, invitando l’uomo a farne esperienza per conoscere Dio “dal di dentro”.

Così la 1° lettura ci mostra che Dio non ha creato l’universo da solo, ma si è servito della Sapienza, che qui viene personificata e diventa figura di Gesù, il Figlio di Dio. Un Dio in relazione quindi, in cui Gesù diventa la chiave di comprensione di tutto il mistero della Trinità!

Nel passo evangelico infatti, Gesù parla in prima persona del Padre, di se stesso e dello Spirito Santo:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future».

Che ci sia la Trinità: cioè un Padre di cui lui, Gesù, è Figlio mandato nel mondo a farlo conoscere, e uno Spirito Santo chiamato a continuare la sua opera, lo conosciamo solo da Gesù, l’unica Persona Divina che, essendo anche uomo, poteva rivelarlo a noi uomini
Qui sta la differenza con le altre religioni monoteiste, come l’ebraismo e l’islam. Mentre il Dio di Maometto vive solo, inaccessibile ed in splendido isolamento, il Dio cristiano è un Dio continuamente in relazione interpersonale.
Gesù però in questo brano appare tornarsene in cielo senza avere detto e risolto tutto. Il vangelo non è come un libro stampato, a cui non si può aggiungere nulla. E’ un libro aperto alla novità, alla creatività. Noi non siamo semplici esecutori di ordini, ma possiamo con l’assistenza di Dio-SpiritoSanto, contribuire ad ulteriori sviluppi del regno di Dio nel mondo.

“Vi guiderà a tutta la verità”. Non nel senso che col tempo conosceremo tutto di Dio, ma che, essendo Dio Amore continuamente infuso in noi dallo Spirito, la nostra comprensione di Dio progredisce nella misura in cui ci apriamo al Suo amore, come dice san Paolo: “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per lo Spirito che ci è stato dato”. (2° Lettura)

Ne consegue che solo chi accetta di entrare in relazione di amore con il Dio-Amore arriva a conoscerlo. E lo conoscerà di più chi lo ama di più! E’ come attingere acqua alla fontana: la quantità d’acqua che raccogli dipende dal contenitore che usi: se usi un bicchiere, non raccogli che un bicchiere d’acqua; se una botte…una botte d’acqua!

“Lo Spirito mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio.”
Appare qui in tutta la sua forza la relazione interpersonale che regola il rapporto fra le Persone della Trinità e la comunione profonda che le lega in assoluta unità. Se il Figlio può dire che tutto ciò che il Padre possiede è suo – un’espressione molto ardita - è solo perché l'ha da Lui tutto ricevuto. L’intima relazione fra il Padre e il Figlio è nell'ordine dell'amore e del dono, non della pretesa e del vanto, come invece spesso succede nelle relazioni interpersonali umane.

Il Dio Trinitario si rivela quindi una famiglia, dove i ruoli e le funzioni, benché differenti, sono tutte ordinate al bene comune della casa. Relazione interpersonale, comunione, solidarietà e apertura: sono tutte caratteristiche dell’amore che regolano in Dio il rapporto trinitario. Quale esempio per noi!

La Trinità, modello per l’uomo

Infatti noi siamo stati creati “ad immagine somiglianza” di Dio. Questo significa che Dio nel crearci ha preso se stesso a modello. Come cristiani, inoltre, siamo inseriti ancora più nel mistero della Trinità attraverso il battesimo, che ci ha innestati sulla vita stessa di Gesù, il che ci rende doppiamente simili a lui!

Se questo è vero, le conseguenze sono enormi! Come Dio, anche noi uomini siamo esseri in relazione: la solitudine, l’individualismo e lo spirito di competizione e di rivalsa non fanno parte della nostra natura originaria. Ecco perchè l’isolamento, la solitudine e l’abbandono ci sono insopportabili. Siamo infatti stati creati per la comunione, e comunione nella diversità!

C’è quindi da riscrivere la dottrina sociale dell’uomo: non in base ad ideologie di destra o di sinistra, destinate inesorabilmente a cadere una dopo l’altra nel tempo, ma sul modello trinitario. La nostra dottrina sociale è la Trinità! Come a dire che i nostri obbiettivi sociali, li possiamo raggiungere solo se, come la Trinità, li viviamo in stato di comunità, di relazione, e di comunione reciproca. Solo la visione cristiana aiuta a combattere efficacemente i mali dell’individualismo del razzismo e del nazionalismo … e persino il fanatismo religioso, perché in Dio non esistono esseri umani che non siano suoi figli!

Senza una visione comprensiva del mistero trinitario, si avranno così atteggiamenti religiosi parziali e incompleti: chi conosce o si riferisce solo a Dio-Padre sarà per l’autoritarismo e l’assoluta trascendenza; chi guarda solo a Dio-Figlio, Gesù Cristo, sarà solo per la fratellanza e il progresso terreno; chi infine enfatizza il ruolo di Dio-Spirito Santo, sarà portato ad idealismi più o meno disincarnati, come lo spiritualismo e il millenarismo.

Cosa resta

Lasciamo ai teologi accapigliarsi sui sensi del mistero della Trinità. A noi importa piuttosto farne l’esperienza, vivendo l’amore comunitario di Dio dal di dentro. Il bambino che si sente amato dalla mamma la conosce meglio di un estraneo, il quale può “solo” conoscerla da aspetti fisici esterni, mentre il profondo del suo cuore gli rimane impenetrabile. Dio, che è Amore, si lascia conoscere solo da chi lo ama, e lo conoscerà di più chi lo amerà di più!

Coraggio, non siamo soli: la Trinità, famiglia di Dio, attraverso Gesù si è estesa fino a coinvolgere anche noi umani; ed è un’esperienza bellissima sentirci avvolti dall’amore divino: del Padre che ci ha creati e provvede; del Figlio che ce lo ha fatto conoscere e ci ha redenti; e dello Spirito Santo che continua l’opera di Gesù e ci sostiene nel nostro cammino di ritorno al Padre.