I discepoli tornarono con grande gioia


fr. Valerio Berloffa
Ascensione (anno C)
At 1,1-11; Sal 46 (47); Eb 9,24-28; 10,19-23; Lc 24,46-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni.
L’episodio dell’ascensione al cielo di Gesù completa il quadro degli ultimi avvenimenti della vita di Gesù, che comprendono non solo la sua morte e la sua risurrezione, ma anche la predicazione a tutte le genti fatta dai suoi discepoli, il tempo della Chiesa. La missione della Chiesa non è quindi marginale alla Salvezza, quasi solo un suo frutto, ma ne è parte integrante e continua. Ora è la Chiesa, corpo di Cristo, che diffonde la salvezza nel mondo, ma lo fa sempre “nel suo nome”, predicando la conversione e il perdono dei peccati portati da Cristo.
Di questo voi siete testimoni. Testimoni di che cosa? Della morte e risurrezione di Gesù, del suo perdono e della conversione avvenuta in loro, che, da pavidi ed increduli erano diventati coraggiosi annunciatori del vangelo. Gli apostoli sono testimoni per avere fatto esperienza personale ed oculare della vita di Gesù, mentre noi oggi lo siamo per un’esperienza di fede personale profonda ed intima, di cui dobbiamo essere pronti a dare testimonianza con l’esempio di una vita piena di fede: “perché hai veduto, Tommaso, hai creduto; beati coloro che crederanno senza aver visto!”.
"Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto".
Se i cristiani credenti sono i protagonisti visibili della continuazione dell’opera di salvezza nel mondo, il vero attore rimane sempre lo Spirito Santo. Gesù aveva affermato che senza di lui non possiamo far nulla. La sua presenza continua ora nel Paraclito, lo Spirito che ci ha lasciato, in cui troviamo ispirazione e forza per compiere quello che da soli non saremmo mai capaci di compiere. Se dimentichiamo questo e ci fidiamo solo di noi stessi e dei nostri ragionamenti, non è più il Signore che portiamo avanti, ma noi stessi. E la storia insegna che ogni qualvolta i credenti hanno voluto fare di testa loro, nella Chiesa sono nati insuccessi, scandali e contro testimonianze.
Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.
Strano! Quando una persona cara a cui siamo molto legati ci lascia, rimaniamo nella tristezza e nel dolore. I discepoli di Gesù al contrario “tornarono a Gerusalemme con grande gioia”! Come mai?
Ma c’è di più: quando Gesù era ancora con loro, essi, nonostante i miracoli che compiva, erano presi dai dubbi e durante la sua passione, uno lo aveva tradito, l’altro rinnegato e tutti lo avevano abbandonato… Ora invece, dopo la sua partenza li vediamo pronti a dargli testimonianza in Gerusalemme e poi nel mondo intero. Da dove viene in loro questo cambiamento, questa forza?
L’ascensione non è stata un distacco dai suoi, ma una nuova forma di presenza! “Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del tempo!” – aveva loro assicurato Gesù prima di lasciarli per il cielo. Il vuoto lasciato dalla sua assenza fisica è stato colmato dalla discesa dello Spirito Santo. Infatti la presenza fisica di Gesù, legata giocoforza a un luogo ben preciso, la Palestina, stava diventando un ostacolo alla diffusione del vangelo in tutto il mondo. Lo Spirito Santo invece è ora presente dappertutto, come l’aria, ed abita in ciascuno dei discepoli che si disperdono nel mondo. Per questo Gesù arriva ad affermare: “È bene per voi che me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Paracleto; se invece me ne vado, lo manderò a voi”. (Gv 16,5)
Riflessione
“Di questo voi siete testimoni!” Molti erano, come abbiamo visto, i tratti della testimonianza dei discepoli dopo la risurrezione di Gesù: la loro conversione, la forza del loro annuncio ed il coraggio nell’affrontare ostacoli e persecuzioni. Su tutti però che colpisce e attrae maggiormente è la gioia con la quale affrontano ogni circostanza, sia bella che brutta, anche le persecuzioni!
La gioia dei credenti è anche oggi il segno profetico più evidente e necessario, perché è il bene a cui tende l’uomo di tutti i tempi. Lo rivela l’importanza che si dà al piacere e al benessere in tutte le sue forme, la ricerca della salute, della ricchezza e dei piaceri della tavola, della sessualità e del successo.
Il significato dell’Ascensione di Gesù è nascosto proprio in questa misteriosa gioia che pervade i discepoli rimasti soli dopo la partenza del loro Maestro. La gioia, la serenità e l’ottimismo sono il sigillo dello Spirito Santo, e ancora oggi parlano di una presenza nei credenti misteriosa, ma reale. Parlano della loro fede nel ritorno del loro Signore Gesù, temporaneamente assente perché andato a preparare loro un posto nella dimora del cielo. Parlano della loro fiducia nella sua intercessione, perché è salito al cielo proprio per rendere ancora più efficace il suo aiuto e la sua mediazione (le nostre preghiere liturgiche terminano sempre: “per Cristo, nostro Signore!”).
Il cristiano che non vive in questa gioia profonda e non crede a livello pratico nella possibilità di una vita gioiosa e serena anche nelle difficoltà, dimostra di aver perso fiducia nello Spirito Santo. È divenuto sale della terra che ha perduto il sapore, e ormai non serve a nulla, se non ad essere calpestato dalla gente, perché inutile.
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