Eucarestia non pane moltiplicato ma con-diviso


fr. Valerio Berloffa
Nel mistero del Corpo del Signore è racchiuso il significato di tutta l'esistenza terrena di Gesù. Esso è segno del suo amore e della sua comunione con noi, ed è nutrimento non solo di vita eterna, ma anche viatico, o cibo per la fede dell'uomo durante il suo cammino terreno.
Qui però io mi limito a riflettere con voi sul significato della così detta "moltiplicazione dei pani" nel racconto evangelico di Luca.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: "Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta." Gesù disse loro: "Voi stessi date loro da mangiare."
Gli apostoli vogliono cavarsela a buon mercato offrendo un semplice consiglio. Ma dove troveranno pane e alloggio sufficienti per 5000 persone in un luogo deserto? Gesù, che non ha mai congedato nessuno a mani vuote, chiede loro di mettersi nei loro panni e farsi personalmente carico della loro fame.
A questo punto ai discepoli sembra che il Maestro suggerisca loro di compiere un grande atto di carità e dare alla gente quello che nel deserto non hanno: "200 denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo!". Facile quindi la loro risposta:
"Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente!"
Ecco la scusa: non hanno a sufficienza! Ma quello che per i discepoli è una scusa più che plausibile, per Gesù diventa la situazione ideale per il grande segno che sta per compiere: non solo per sfamare tutta quella gente; ma, ancora più, per insegnare loro il senso vero della solidarietà cristiana. Essa infatti non è tanto dare, magari anche con efficienza comprando e moltiplicando, quanto piuttosto spezzare, con-dividere quel poco che si ha, dando così qualcosa di sé stessi! “Se anche – paradossalmente – i discepoli avessero loro stessi comperato il pane per la gente, avrebbero compiuto un gesto di carità, non un segno che introduce nei rapporti una logica differente e in grado di rivelare un volto nuovo di Dio“ (B. Maggioni).
Così è il pane eucaristico: non un pane che Gesù prende di tasca sua per darlo a noi, affamati di cose materiali, ma il suo stesso corpo, “carne”, spezzata e interamente donata! Un atteggiamento che egli richiede anche dai suoi discepoli: "voi stessi date loro da mangiare!". Accettando infatti quella miseria di 5 pani e 2 pesci, Gesù accetta quello che per qualcuno fra la folla – San Giovanni parla di un ragazzo – era tutto ciò che aveva da mangiare quella sera, la sua cena sicura.
"Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla."
Li spezzò. Gesù quei pani non li moltiplica, li spezza! Il riferimento all'Eucarestia, poi, è chiaro: stesse parole e stessi gesti: prendere, alzare gli occhi al cielo, recitare la benedizione e dare. Gli stessi che egli userà nella sua ultima cena e che il sacerdote recita nella Messa al momento della Consacrazione.
Un grande insegnamento: mai separare l'Eucarestia dalla vita, il pane eucaristico dal pane terreno! Partecipare alla S. Messa non è solo ricordare il gesto di Gesù che morì in croce per darsi a noi in cibo; e neppure solo accoglierlo in dono con riconoscenza (eucharisteo = essere grato). Esso deve divenire anche un impegno a vivere anche noi così, dando agli altri gratuitamente quello che, poco o tanto che sia, abbiamo noi stessi ricevuto gratuitamente: doti personali, capacità, istruzione, beni, eredità. Senza tirchierie, senza centellinare: tutto, perfino la vita!
Ulteriore riflessione
Abbiamo visto che l'eucarestia, come quei 5 pani e 2 pesci messi a completa disposizione di Gesù, è segno del suo amore pieno e incondizionato per l'uomo. Ogni volta che ci accostiamo alla Comunione siamo quindi pienamente consapevoli della nostra indegnità e dell'inadeguatezza della nostra risposta al suo amore.
Per questo anche oggi è sempre attuale l'ammonimento di san Paolo ai Corinzi riguardo agli abusi presenti già al suo tempo durante la Messa, allora inserita, come l'Ultima Cena, in un contesto di banchetto: "Chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna!". Accostarsi al banchetto eucaristico è riconoscere il corpo del Signore e assumersi l'impegno a condividere con i fratelli quei doni di grazie e di amore che si sta ricevendo col pane eucaristico. Fare la comunione è quindi un impegno di conversione!
Per Gesù infatti non fa tanto difetto l'insensibilità dei suoi discepoli davanti alla fame della folla; e non è per lui un problema neanche il nostro egoismo e fragilità inter-relazionale che puntualmente riconosciamo ad ogni Messa prima di fare la comunione (Signore, non sono degno). Purché all'Eucarestia partecipiamo in spirito di sincera conversione, disposti cioè ogni volta a riconoscere gli sbagli fatti e a correggerci, cercando sempre di armonizzare il celebrato in chiesa con il vissuto nella giornata.
L'eucarestia diventa così una scuola di vita ed un continuo stimolo a portare nella quotidianità l'esperienza sacramentale dell'amore misericordioso di Gesù.
Se non siamo disposti a farlo, è meglio che ci asteniamo dal fare la comunione almeno fino a quando non ci decidiamo ad essere seri col Signore! Altrimenti le dure parole di Paolo varrebbero anche per noi!
Non voglio però finire questa riflessione su una nota negativa. Tutto infatti il Signore sopporta in noi, se solo ci trova disposti ad un continuo sforzo di conversione al suo modo di amare e di condividere.
Quello che egli ci chiede, infatti, non sono i 200 denari che non abbiamo, ma i 5 pani e i due pesci a nostra disposizione; e che nelle Sue mani diventano sufficienti per sfamare le 5000 persone che incontriamo nella nostra vita!
Gesù non ci chiede il molto che non abbiamo, ma solo il poco che è alla nostra portata – e ce lo chiede tutto!
"Ahharurukundo,
agasato kimbaragasa basasira batatu!”
"Dove c'è amore,
perfino una pelle di pulce è basta a coprire tre persone!” (Burundi)
-
CATEGORIA:
-
TAG: