Superare le Nostre Porte Chiuse (Gv 20,19-31)
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La sera di Pasqua, il primo giorno della settimana, a Gerusalemme regna la tensione. Nel cenacolo, i discepoli sono riuniti, ma le porte sono sbarrate "per timore dei Giudei". Questa non è solo paura fisica; è smarrimento, incertezza, senso di fallimento dopo la Passione. La paura li imprigiona tra quelle mura.
In questo clima, accade l'inatteso: "Venne Gesù, stette in mezzo". Non forza le porte; semplicemente, è lì. La sua presenza di Risorto supera le barriere fisiche ed emotive. La sua prima parola è un dono: "Pace a voi!", che risponde alla loro angoscia. Egli sceglie di manifestarsi dentro il luogo della loro paura, trasformandola dall'interno.
Il giorno del Signore: la Domenica come incontro con il Risorto
Il Vangelo di Giovanni della II Domenica di Pasqua sottolinea il tempo dell’apparizione del Risorto: "il primo della settimana". Anche l'incontro con Tommaso avviene "otto giorni dopo", di nuovo domenica. Non è un caso. Molte apparizioni del Risorto avvengono proprio in questo giorno.
Questa concentrazione sul "primo giorno della settimana" ha un profondo significato teologico. La domenica diventa ilDies Domini, il Giorno del Signore. È la Pasqua settimanale, celebrazione costante della vittoria di Cristo. È la "festa primordiale", che ricorda il primo giorno della creazione ("Sia la luce") e inaugura la nuova creazione in Cristo, Luce del mondo. È anche l'ottavo giorno, simbolo dell'eternità.
Partecipare alla Messa domenicale è entrare nella realtà attuale della Risurrezione. Per questo i martiri di Abitene dicevano: "Non possiamo vivere senza la domenica", perché senza l'incontro eucaristico domenicale la loro identità veniva meno.
Superare le "porte chiuse" della paura con la pace di Cristo
La paura dei discepoli nel cenacolo è complessa: timore delle autorità, ma anche vergogna, fallimento, dubbio. Le "porte chiuse" simboleggiano queste barriere interiori.
Gesù entra "a porte chiuse", mostrando che nessuna barriera umana può impedirgli di raggiungerci. Anzi, è proprio in questa condizione di fragilità che il Risorto si fa strada, portando il suo dono: "Pace a voi". Una pace che non è assenza di problemi, ma presenza trasformante che apre nuovi orizzonti. Questa pace dissolve la paura e porta gioia.
L'apostolo Tommaso: fede, dubbio e comunità
La vicenda di Tommaso, "uno dei Dodici", è emblematica. Assente alla prima apparizione, rifiuta di credere senza vedere e toccare le ferite. Questa richiesta rivela un bisogno umano di concretezza, di esperienza personale.
Otto giorni dopo, di domenica, Gesù appare di nuovo, proprio quando Tommaso è riunito agli altri apostoli. Gesù invita Tommaso a toccare le sue piaghe. La reazione di Tommaso è la più alta confessione di fede: "Mio Signore e mio Dio!". Segue la beatitudine: "Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!", che apre alla fede delle generazioni future.
Possiamo rivalutare Tommaso? La sua figura merita una rilettura che superi lo stereotipo dell'"incredulo". La sua assenza potrebbe derivare da un desiderio ardente e impaziente di ritrovare Gesù, forse cercandolo altrove per amore. Forse - ma sono diversi gli esegeti a ritenere questo - potrebbe essere stato l'unico ad avere il coraggio di uscire dal cenacolo per cercare il Maestro per le vie di Gerusalemme. In questa prospettiva, il suo "non credere" non sarebbe tanto scetticismo quanto piuttosto il desiderio di un'esperienza personale e diretta del Risorto. Il suo errore, quindi, non starebbe nella mancanza di fede, ma nell'aver cercato individualmente ciò che poteva trovare solo nella comunità riunita. Tuttavia, la tenerezza di Gesù nel riaccoglierlo suggerisce comprensione per il suo desiderio.
La storia di Tommaso insegna la legittimità del dubbio, ma soprattutto la necessità della comunità come luogo dell'incontro con il Risorto. È lì, nel cenacolo, che il suo dubbio diventa fede.
Aprire le nostre porte oggi
Le "porte chiuse" parlano anche a noi oggi. Quante chiusure ci sono nelle nostre vite personali (paura, ansia, egoismo), nelle nostre comunità (divisioni, isolamento, abitudine), nella Chiesa (paura delle sfide, rigidità)?
La chiave per aprirle è l'incontro comunitario con il Risorto nell'Eucaristia domenicale. "Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto." Questa beatitudine non esalta una fede cieca, ma la fiducia che si fonda sulla testimonianza della comunità. I segni della presenza del Risorto, come ci ricordano gli Atti degli Apostoli (5,12-16), continuano a manifestarsi nella vita della Chiesa attraverso la carità, la condivisione, la guarigione delle ferite umane.